AMICI DELLA MUSICA
FIRENZE
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coni tempi
La Cassa di Risparmio di Firenze e vicina
a tutti gli eventi, anche non strettamente economici,
che coinvolgono il territorio in cui essa opera.
Ecco perche Ia Cassa di Rlsparmio di Firenze
e sempre partecipe, e spesso promotrice,
di avvenimenti culturali e artistici.
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DI RISPARMIO
DIFIRENZE
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Maddalena Visani
Adriano Visani
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AMICI DELLA MUSICA
FIRENZE
Giovedl 16 gennaio 1986 · ore 20,45
realizzato con il contributo della
<D BANCA MERCANTILE ITALIANA
AMICI DELLA MUSICA
FIRENZE
TEATRO DELLA PERGOLA
Giovedl 16 gennaio 1986 - ore 20,45
TRIO BEAUX ARTS
Isidore Cohen
violino
L. VAN BEETHOVEN
Menahem Pressler
pianoforte
Bernard Greenhouse
violoncello
Quattordici Variazioni in mi bemolle maggiore op. 44
Trio in re maggiore op. 70 n. 1
Allegro vivace e con brio
Largo assai ed espressivo
Presto
L. VAN BEETHOVEN - Trio in si bemolle maggiore op. 97 («L'Arciduca»)
Allegro moderato
Scherzo (Allegro)
Andante cantabile
Allegro moderato
It Trio Beaux Arts debutto negli Stati Uniti nel1957 e l'attuale formazione risale al1968.
Isidore Cohen e nato a New York e ha studiato alla ]uilliard School. Ha collaborato con il
Quartetto di Budapest e il Quartetto ]uilliard. Insegna alla Mannes School of Music di New
York. Suona uno Stradivari «The Brodsky» del 1702. Bernard Greenhouse e nato negli
Stati Uniti e ha studiato alla ]uilliard School, perfezionandosi in seguito con Pablo Casals.
Insegna alla Manhattan School of Music di New York, alla New York State University e
all'Universita di Hartford. Suona il celebre Stradivari «Paganini» del 1707. Menahem
Pressler e nato a Magdeburgo, trasferendosi poi in Israele dove inizio gli studi musicali. Fu
scritturato appena ventenne dall'Orchestra di Filadelfia e da allora ha suonato con le
maggiori orchestre americane. Insegna all'Indiana University di Bloomington.
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Quattordici Variazioni in mi bemolle maggiore op. 44
Nel catalogo delle composizioni di Beethoven l'Op. 1 e costituita, come si sa, da
tre Trii per pianoforte, violino e violoncello, databili intorno al 1793 e pubblicati da
Artaria, a Vienna, nel1795 . Poi verranno i due Trii dell'op. 70 e infine, nel1811, il
Trio dell' «Arciduca» op. 97. Si puo dire cosl che il programma di oggi consente di avere
in sintesi la storia del Trio nella produzione di Beethoven, dal periodo in cui seguiva a
Vienna le lezioni del vecchio Haydn fino a quello della sua luminosa maturita. Ma il
quadro non sarebbe completo senza le Variazioni in mi bemolle maggiore op. 44, che
costituiscono forse una sorta di preistoria delle composizioni di Beethoven per pianoforte,
violino e violoncello: tale era almeno la convinzione del musicologo Nottebohm,
che datava queste Variazioni addirittura nel1792, quando Beethoven viveva ancora a
Bonn. Quale che sia, comunque, la data di composizione di queste Quattordici Variazioni,
pubblicate da Artaria nel 1814, esse non vanno oltre il 1800, e sono percio
collocabili nel periodo creativo delle Creature di Prometeo: se Beethoven si decise a farle
stampare soltanto molti anni dopo, fu probabilmente per uno dei suoi ricorrenti bisogni
di denaro, che lo i::ostrinsero, ormai famoso, ad utilizzare anche opere dimenticate in
qualche cassetto. II numero d'opera, dunque, non deve trarre in inganno: siamo di
fronte ad un lavoro giovanile, certo «minore» rna interessante per le sue caratteristiche
tecniche e timbriche, oltre che per una piacevolezza di stampo ancora settecentesco.
Trio in re maggiore op. 70 n. 1
Allegro vivace e con brio - Largo assai ed espressivo - Presto
La coppia di Trii dell'op. 70 e costituita da questo in re maggiore, noto anche come
«Geister Trim> (Trio degli spettri), e da quello in mi bemolle maggiore: composti nel
1808, e pubblicati nel 1809, essi portano la dedica alia contessa Anna Marie von
Nuczky, sposata al conte ungherese Peter Erdody, che Beethoven aveva conosciuto nel
1803 e alia quale era affettuosamente legato, specialmente dopo la delusione avuta
dall'abbandono della Guicciardi. Donna di fine sensibilita e buona pianista, la Erdody
ebbe infatti sull'ancor giovane musicista un ruolo di consolatrice, tanto da esser da lui
chiamata il suo «confessore»; rna molti anni piu tardi, nel 1820, ella fu coinvolta in
. un'oscura vicenda familiare (fu accusata della morte di un figlio, e ritenuta responsabile
del tentato suicidio di una figlia) e fu bandita dall'Austria. Non c'e ovviamente alcun
legame profetico fra la dedicataria di quest' opera e 1' appellative che gli editori del
periodo romantico dettero al Trio in re maggiore, chiamato «Trio degli spettri» dal
carattere del tempo centrale, che ha davvero «qualche cosa di fantomatico per il sorgere
e il ripetersi continuo dello squallido spunto melodico» (Giovanni Biamonti) del Largo
assai ed espressivo. Certo e che 1' opera ha in se qualcosa di demoniaco, tanto che alia
sensibilita dei romantici apparve paragonabile aile impressioni di una lettura di «Macbeth
» di Shakespeare. D' altra parte e abbastanza significative del clima espressivo
dell'opera, che fa perno appunto sui Largo assai ed espressivo, il fatto che un primo
abbozzo del suo tema sia stato trovato nello stesso fascicolo di appunti in cui Beethoven
aveva fissato un «coro di streghe», progettando infatti di comporre un «Macbeth» con
la collaborazione librettistica di Joseph Heinrich Collin.
Quali che siano i legami fra l'intonazione espressiva del «Geister Trio» e le
vicende pratiche e spirituali di Beethoven in quegli anni, quest'opera si presenta
comunque con caratteristiche anche formali di grande originalita. Vi manca il tradizionale
Scherzo, che pero avrebbe in qualche modo interrotto il flusso pili spontaneo di
uno stesso discorso poetico, dai caratteri tipicamente beethoveniani; e a proposito di
questa omissione Giovanni Carli Ballola, nella sua monografia beethoveniana, cosl
osserva: «la pausa costituita da uno scherzo-intermezzo sarebbe infatti difficilmente
concepibile nella dinamica di quest' opera, sentita intimamente come I' iter ininterrotto
di un vario cammino musicale che, dopo aver indugiato nei tartarei meandri del
movimento centrale, ritrova il filo d' Arianna nella corsa esaltata verso la vi vida luce del
finale». Si puo quindi parlare del Largo assai ed espressivo, che ha reso celebre questo
Trio , come di un vero e proprio «smarrimento visionario» di Beethoven.
Trio in si bemolle maggiore op. 97 («L' Arciduca»)
Allegro moderato - Scherzo (Allegro) - Andante cantabile - Allegro moderato
Dei cinque Trii di Beethoven, questo del 1811, pubblicato nel 1816 e dedicato a
Rodolfo d'Asburgo, e senza dubbio il pili famoso, e gia nei primi decenni dell'Ottocento
ebbe un rilievo esemplare ed esercito un fascino dal quale soprattutto Schubert non
si sottrasse. Beethoven stesso ne fu l'interprete nel1814 e fu !'ultima volta che egli si
presento in pubblico come pianista, impedito ormai dalla sua terribile sordita.
L' opera ·e sentita nel suo complesso come particolarmente impegnativa e di vaste
proporzioni; lo Scherzo e pero collocato al secondo posto, e anche in questa composizione
e 1' Andante cantabile, con le sue «prodigiose variazioni», il cuore di quest' «opera
smisurata», come la chiamo il fedelissimo Schindler. Ed e proprio da questo amico e
seguace di Beethoven che possiamo conoscere il clima espressivo in cui fu concepita: fu
lui infatti a proporre al maestro, come testimoniano alcune annotazioni dei «Quaderni
di conversazione», una specie di programma dell' «Arciduca», ottenendo - parrebbe -
l'approvazione di Beethoven. «Il primo tempo - scrive infatti lo Schindler - e 1m
sogno di felicita, di gioia perfetta e anche di gaia scherzosita che ricorre con un'ostinazione
proprio beethoveniana; ne} Secondo tempo J'eroe e giunto a} sommo della
beatitudine, nel terzo la felicita si trasforma in emozione, rassegnazione, venerazione.
A mio parere I' Andante e il pili bell'ideale della santita e della divinita».
In tempi a noi vicini il Trio dell' «Arciduca» .non ha pero trovato concordi tutti gli
esegeti. Massimo Mila, ad esempio, in un suo scritto giovanile afferma che I'op. 97 e
«Una delle opere beethoveniane dove J'ispirazione e pili continua», condividendo COSI il
giudizio dello Herriot secondo il quale essa «segna il limite a cui puo giungere
l'espressione musicale: poesia allo state puro, svincolata da ogni elemento materiale».
Invece Giovanni Carli Ballola nota che nel Trio in si bemolle maggiore «1' aspirazione alia
monumentalita si traduce talora in una grandiosita pili intenzionale che sostanziale,
lasciando qua e la allo scoperto tratti dell'impalcatura che sorregge il vasto edificio».
L. Pin.
Suggerimenti discografici
La discografia del Trio Beaux Arts, prodotta dalla Philips, annovera tra gli altri i
seguenti titoli: le edizioni integrali dei Trii di Beethoven, Dvorak e Haydn e, con la
collaborazione del violista W. Trampler, i Quartetti in re maggiore op. 23, e in mi
bemolle maggiore op. 87 di Dvorak. In edizione Compact Disc segnaliamo il Trio in sol
minore op. 3 di Chausson, il Trio in la minore di Ravel e di Mozart i Quartetti in sol
minore K. 478, e in mi bemolle maggiore K. 493 con il violista Giuranna.
Per le composizioni presentate nel concerto di stasera, oltre aile incisioni del complesso
ospite, suggeriamo 1' ascolto di quelle realizzate da I. Stern/L. Rose/E. Is to min per la
Cbs.
a cura di Paolo Bonami
Prossimi concerti:
Sabato 18 gennaio 1986 - ore 16
Concerto realizzato con il contributo della
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
SALVATORE ACCARDO, violino
BRUNO CANINO, pianoforte
Brahms: Sonata op. 78 - Debussy: Sonata - Franck: Sonata
Smetana: Dal mio paese
Turni di Abbonamenti A e B
Lunedl 20 gennaio 1986 - ore 20,45
Concerto realizzato con il contributo della
CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE
MURRAY PERAHIA, pianoforte
Beethoven: Sonata op. 2 n. 2; Sonata op. 31 n. 3; Sonata op. 31 n. 2; Sonata op. 110
Turni di Abbonamenti A e C
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